Piazza Fontana

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Storia –  Caratteristiche tecniche – Vincoli – Progetto – Visite

Storia e contesto territoriale

 Una piccola piazza raccolta abbracciata da palazzi principeschi e nel cuore una piccola fontana. Cosi l’aveva pensata e fortemente voluta l’architetto Giuseppe Piermarini nel Settecento. E’ la prima fontana di Milano, di cui si hanno notizie certe, e per circa un secolo e mezzo rimarrà anche l’unica, nonostante progetti e proposte per altre fontane vennero fatti, ma rimasero tali.

Venne inserita dallo stesso architetto nel rifacimento generale della piazza come ornato e come necessità, voluto dal ministro plenipotenziario di Maria Teresa d’Austria, Carlo di Firmian, su indicazione del Governatore austriaco in carica.

La storia, travagliata, della fontana si intreccia con le vicende della piazza, molto antica,  che si sviluppano lungo i secoli della vita milanese. Molti storici, cronisti e curiosi hanno raccontato le vicende di quest’area cosi vicina al Duomo e ancora prima centro nevralgico della città romana. A due passi, prima ancora che esistesse come piazza, sorgevano le mura repubblicane con il fossato che poi sfociava in via Larga nel laghetto allora esistente. Quando, poi, Milano diventò una delle capitale dell’impero furono necessarie altre opere di difesa come le mura Massimiane poi distrutte dal Barbarossa e suoi alleati delle città vicine dopo la conquista della città nel 1162. Sui ruderi delle mura si costruirono delle residenze dei Visconti che si collegavano tramite un ponte al palazzo arcivescovile. Ponte che è rimasto fino alla ristrutturazione dell’area effettuata dal Piermarini nel 1783, quando i palazzi viscontei si trasformarono definitivamente in abitazioni e alberghi. Nel 1940 su progetto di Giovanni Maggi, ingegnere, si costruì la sede della Banca dell’Agricoltura, demolendo le case e chiudendo definitivamente la via Tenaglie, una delle più antiche strade milanesi. Con i bombardamenti dell’agosto 1943 la piazza cambiò fisionomia e da una piccola piazza raccolta, come l’aveva intesa il Piermarini, passò ad una piazza con un’identità non ben chiara, incompiuta che permane tuttora. Forse è per questo che i milanesi la attraversano in fretta senza alzare lo sguardo dal cellulare.

Piazza Fontana nel Settecento – archivio Bertarelli

Il Mercato dei mercati

Come riportano le cronache a partire dal Trecento nella piazza insisteva il mercato più famoso di Milano denominato Il Verziere o Verzaro. Mercato giornaliero di generi alimentari come latticini, carni, pesci e naturalmente frutta e verdura dagli orti intorno alla città. Quindi un mercato ricco rifornito in continuazione e dove le baracche di legno o trabacche addossate une alle altre consentivano un’esposizione appetibile per i clienti. Assorbiva prodotti da tutta la Lombardia trasportati dalle vie d’acqua – laghi, fiumi e Navigli. Una rappresentazione della vivacità del mercato la fornisce il cronista Latuada nella sua “Descrizione di Milano” dove racconta che la piazza quadrata assai vasta con numerose corsie di baracche  i commercianti vendevano di tutto e pagavano l’obolo alla Veneranda Fabbrica del Duomo.
Con pochissimi cambiamenti la situazione rimase la stessa per secoli  fino verso la fine del Settecento quando per volere dell’impero austriaco l’architetto Piermarini progettò un nuovo utilizzo della piazza ed il mercato venne spostato in piazza Santo Stefano, con perdita da parte dell’Arcivescovado delle tasse di occupazione.

Incisione di Pietro Bertotti circa 1850

Parte integrante del cuore di Milano, la piazza è da sempre teatro di eventi anche traumatici. Come negli anni 60 del secolo scorso con la strage di piazza Fontana alla Banca dell’Agricoltura (12 dicembre 1969), oltre ai bombardamenti, sopracitati, della Seconda guerra mondiale (12 agosto 1943), che hanno distrutto gran parte dei palazzi antistanti la piazza.

La storia della fontana

Come per la fontana delle Quattro Stagioni in piazza Giulio Cesare ci affidiamo alla ricerca storica riassunta in un articolo pubblicato con la Martinella di Milano dall’ing. Gerla, funzionario del Comune di Milano fino agli Sessanta del secolo scorso.

L’idea di ornare la piazza, nel corso della sistemazione urbanistica, venne direttamente dall’architetto Piermarini con l’appoggio entusiasta del Governatore Austriaco e del Conte Firmian, ma fin da subito la sua realizzazione incontrò parecchi problemi e ritardi. Il primo problema fu, appunto, l’approvvigionamento idrico sia per la mancanza di acquedotto cittadino sia per il livello dell’area più elevata. Dopo varie ricerche da parte degli ingegneri incaricati Cesare Prada e Francesco Carminati de Brambilla si decise che la roggia di S.Momaso, che entrava in città all’altezza di Porta Comasina ed il cui percorso è ben descritto nel volume I canali nella città di Milano dell’ing. Emilio Bignami ed. 1868, fosse adeguata allo scopo.  Tale progetto, però, prevedeva un lungo acquedotto di circa 2,5 Km con un dislivello troppo basso ed un intervento sulla piazza per abbassarla. Il costo elevato non consentì la realizzazione e quindi si decise di ripartire con altre proposte. Solo nel 1780 si pensò di derivare acqua dal Seveso che passava nelle vicinanze e il progetto dei “professori idraulici” Fratelli Piomarta di Bergamo che prevedeva una macchina idraulica, un pozzo e un piccolo canale venne approvato.

In dettaglio la macchina idraulica era posizionata in una corte tra la Contrada delle Ore al civico 4917 e il civico 4777 della Contrada Larga. Per muoverla si costruì un breve canale collegato con il Seveso e un pozzo per l’acqua da pompare. Ma come era fatta la macchina? Era una grande ruota in legno a pale con un diametro di 5  m e un albero di 6 m.  Muovendosi trasmetteva il movimento alternato alla tromba, una sorta di pompa idraulica, che aspirava dal pozzo l’acqua che, tramite tubi di rame, passando sui muri dell’Arcivescovado arrivava alla fontana in sotterranea.
Sempre nello stesso anno si cominciò a costruire la vasca più grande da parte dell’artigiano incaricato, Antonio Giudice, seguendo il modello esistente presso lo studio del Piermarini. Ma i lavori si interruppero quasi subito a causa della variazione del progetto generale della piazza e dove la posizione della fontana, originariamente in asse con l’Arcivescovado, era spostata di circa venti metri, creando problemi, poi risolti, al cantiere già esistente.
Ma i ritardi si accumularono ancora come la continua revisione delle vasche e vari altri inciampi che portarono la realizzazione della fontana a parecchi anni dopo. Ed i milanesi non si smentirono e sempre caustici criticarono con una poesiola lasciata sulla costruenda fontana una fredda mattina dell’inizio marzo del 1782, che recitava così:

Famecilis Mediolanensibus
perennes aquas
ferdinandus arcidux
aere pene irrito perditoque
parabat MDCCLXXXII

Finalmente il 15 agosto 1782 si inaugurò la fontana, non del tutto finita perchè le sirene o Teodolinde, come vennero battezzate dal popolino, non erano finite e vennero sostituite da copie in stucco. Solo l’anno dopo vennero posizionate al loro posto in contemporanea con le finiture dell’opera aggiungendo un gradino e colonnine collegate da una catena in ferro. Da allora la piazza venne intestata alla fontana a parte un breve intervallo sotto il dominio napoleonico.

Nel tempo, causa lavori a Palazzo Reale, la macchina idraulica venne spostata all’attuale civico 5 di via Palazzo Reale fino al 1868. Dopo la costruzione dell’acquedotto avvenuta negli ultimi anni dell’Ottocento, la fontana venne allacciata all’acquedotto, migliorando molto la quantità di acqua disponibile.

Caratteristiche tecniche

La fontana, di stile neoclassico e di circa  20 mq, ha una struttura a tre vasche sovrapposte realizzate in granito rosa di Baveno. Sotto la vasca più grande sono collocate due statue di marmo di Carrara opera di Giuseppe Franchi, scultore, che dal 1776 insegnò all’Accademia di Brera e che decorò il Palazzo Reale, il Teatro alla Scala, la tomba del conte C. G. Firmian in S. Bartolomeo. Si tratta di due sculture di sirene, con trecce discendenti sul petto, di foggia longobarda, denominate le Teodolinde, entrambe a cavallo di un drago, in marmo di Carrara.

L’acqua, a perdere, fuoriesce dalla sommità in un pennacchio di zampilli e tracima in successione nei tre bacini sottostanti, bagnando tutto il complesso. Da ciascun drago escono tre zampilli, cadenti nel bacino inferiore di qui tutta l’acqua che si raccoglie fuoriesce da quattro protomi leonine per ricadere in quattro vaschette circolari, poste all’ esterno della base della fontana.

Vincoli

Sotto tutela della Soprintendenza ai Beni Architettonici

Progetto

Il progetto originale è dell’architetto e urbanista Giuseppe Piermarini, che operò in Lombardia nel Settecento.

Visite ed informazioni

La fontana, a parte i necessari periodi di manutenzione, è sempre attiva e visitabile in qualsiasi momento, notte e giorno in quanto è ubicata nella piazza omonima, a due passi dal Duomo.


History

It is the first fountain built in Milan and for a century and a half it will remain the only one in the whole city. Designed in a neoclassical style by the architect Giuseppe Piermarini, it gave its name to the square where it is located. It was included in the reconstruction of the square at the end of the eighteenth century, by Carlo di Firmian Minister of Maria Teresa of Austria. It was inaugurated on 15 august 1782, after thirteen years of works. Construction work lasted many years for technical difficulties due to the insufficient slope of the road surface. For this reason the fountain in located at a lower level than the road.

The place where the fountain is located was previously occupied by the Fruit and Vegetable Market known as Verziere which was moved not far away in Via Verziere.

The square was the scene of tragic events during the sixties of the last century, with the massacre at the Bank of Agricoltura on 12 December 1969 in addition to the bombings during the Second World War (12 August 1943)that destroyed most of the buildings of the square.

Technical features

The fountain is about 20 square meters, it has a structure of three overlapping tub in Baveno pink granite. Under the larger pool there are two marble statues by the sculptor Giuseppe Franchi (he taught at the Brera Academy, decorated the Royal Palace, the Scala Theater and the Earl C. G. Firmian grave in St. Bartolomeo).

The statues represent two sirens, known as the Teodolinde, riding a dragon. Water comes out from the top and overflows in the three basin below, wetting the whole set. From each dragon three jets come out and fall in the lower basin where all the water is collected. From the lower basin the water goes through four engravings representing lions, than fall into four small circular tanks placed outside the base of the fountain.

Bound

It is subject to the supervision of Superintendence for Architectural Heritage.

Project

The original project is by the architect Giuseppe Piermarini who worked in Lombardy during the eighteenth century.

 Visits and informations

The fountain is always in operation and always available, except during maintenance periods. It is located near the Duomo Cathedral in the square of the same name.


15 marzo 2020

In effetti era un po’ che ci pensavo di legare qualche storia alle fontane milanesi sia inventate che riprese dalla storia.

Questa è la “fola” su una delle Teodolinde, o sirene, che fanno parte della fontana di piazza Fontana.

La Teo
La neve cadeva leggera nel silenzio della notte. Una notte profondamente buia, come sanno esserlo le notti di dicembre, quasi che il buio invernale avesse uno spessore diverso da quello canterino della primavera e dell’estate. Solo un minuscolo fanale illuminava la piazza gettando ombre su angoli che già di per sè erano scuri.
“Brr che freddo” borbottò rabbrividendo, la Teo  cercando di cambiare posizione ed appoggiandosi un po’ di più a sua sorella addormentata.
Sentiva sul collo nudo un refolo di aria gelida che arrivava dal palazzo a fianco, dove qualcuno, maldestro, aveva lasciato il portone socchiuso, forse per la fretta di ripararsi in casa. Appoggiandosi un po’ alla colonna dietro di lei si riparò dalla neve che, adesso, scendeva fitta. Si addormentò pesantemente. Si svegliò che era ancora buio, un po’ disorientata, ma sentì dall’odore della notte che si avvicinava l’alba ed il sorgere del sole. Sentì che anche la sorella aveva aperto gli occhi e cantarono felici in controcanto con il chioccolio dell’acqua  il benvenuto al nuovo giorno della loro meravigliosa Milano.

Bibliografia